Trovo suggestivo che nelle stesse ore i dem discutevano degli Stati Uniti d’Europa e la lista +Europa, guidata da Emma Bonino, annunciava pubblicamente la scelta di apparentarsi con il Pd. Come non ricordare i tempi nei quali, nel secolo scorso, i gruppi parlamentari radicali si definivano “federalisti europei”?
Pur disincantati rispetto all’idea di progresso, a volte (forse condizionati dal carattere delle scoperte scientifiche) tendiamo a considerare le nostre esperienze irreversibili e “cumulative”: le acquisizioni di oggi si sommano a quelle di ieri e altre se ne aggiungeranno domani. La vita dei singoli e delle comunità, invece, è sempre esposta al rischio della perdita e della dissipazione. Eventi come la Brexit sono lì a rammentarcelo.
E quasi a contrastare le spinte distruttive, occorre coltivare visioni e principi ispiratori e “regolatori”. L’Europa federale non è dietro l’angolo, lo sappiamo. E probabilmente nel breve e medio periodo riusciremo a conseguire equilibri diversi, a “più velocità”, armonizzando gradualmente gli assetti socioeconomici delle varie regioni del Vecchio continente. Non a caso i dem hanno approfondito i vari aspetti, le questioni e i problemi legati a una politica di crescente coesione e integrazione europea.
Importante, però, è assumere la prospettiva e l’orizzonte degli Stati Uniti d’Europa. La storia e la realtà europee sono dissimili da quelle nord-americane, è noto. Eppure a volte occorre ragionare con la modalità del “come se”: tutti concordi sulle differenze fra i due contesti, dobbiamo superare le anguste frontiere nazionali, proiettandoci in una dimensione federale, memori dell’etimologia della parola (“foedus” significa “patto”).
Solo su scala europea possiamo provare a governare i fenomeni possenti del nostro tempo – dal degrado ambientale ai flussi migratori, dai conflitti regionali alla globalizzazione e alle complesse dinamiche dell’economia –, dai quali verremmo altrimenti travolti. Senza Europa politica il destino dei singoli Stati è la marginalità e l’irrilevanza: un’esperienza, per l’appunto, di dissipazione e di perdita di un patrimonio culturale inestimabile.
Bonino, in un quadro del genere, incarna le lotte per l’Europa dei diritti e della libertà; e la libertà, come ella ha ricordato, è partecipazione. La nuova frontiera, che i dem e i loro alleati hanno il dovere di esplorare, è la capacità di coniugare i diritti civili con quelli sociali: l’Europa sociale va ripensata e radicalmente riformata, non abbandonata.
Finora le forze europee della sinistra di governo – dal “socialismo mediterraneo” degli anni ’80 alle esperienze del decennio successivo – sono riuscite ad attenuare, per dir così, i contraccolpi della crisi profonda del Welfare, senza indicare davvero nuove “utopie concrete”. Ѐ giunto il tempo di tornare a compiere uno sforzo di elaborazione politico-culturale. E i dem e + Europa dovranno muoversi in tale direzione, a partire da un processo di apprendimento reciproco.