I Giornali Di Oggi / Attacco al Colle

Tutti i quotidiani aprono oggi con la più grave crisi istituzionale nella storia della repubblica italiana e con l’attacco al capo dello Stato portato da Lega, 5 Stelle e Fratelli d’Italia. “Salta il governo, corsa verso il voto” titola il Corriere della Sera, che nel sommario scrive: “Mattarella non subisco l’imposizione di ministri contro l’euro, difendo i risparmi. Conte rinuncia. I Cinque Stelle chiedono l’impeachment. Cottarelli convocato al Colle per «un esecutivo neutrale»”. “Si torna a votare” annuncia a tutta pagina Il Giornale, “No di Mattarella, la crisi più grave” titola, anch’esso a tutta pagina, Il Messaggero. “Crisi choc” è la copertina dei quotidiani del gruppo Riffeser Monti Il Giorno – La Nazione – Il Resto del Carlino.

Polemici col capo dello Stato Il Tempo: “Ma che votiamo a fare? Salta tutto Mattarella segue l’Europa, dice no a Savona e boccia il governo Lega-5 Stelle”, e anche Il Fatto Quotidiano: “Re Sergio fa saltare tutto. Crisi istituzionale mai vista: Ok di Savona all’UE, il Colle lo boccia e fa il governo dei perdenti. Di Maio-Meloni: Impeachment”.

Mattarella “argine all’arroganza”

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Nell’editoriale in prima pagina, il direttore del Corriere della Sera Luciano Fontana attribuisce al comportante dei partiti vincitori delle elezioni, la causa della crisi: “C’è qualcosa di incomprensibile nella vicenda che ha portato il presidente del Consiglio incaricato Giuseppe Conte alla rinuncia. Una sfida al rispetto istituzionale che si deve al presidente della Repubblica, al buon senso politico, ai timori crescenti per t rischi economici e finanziari che il Paese può correre.

Aver fatto saltare tutto dopo ottantaquattro lunghissimi giorni, tornare alle elezioni in autunno prolungando a dismisura la crisi italiana ha il senso di una grave sconfitta. I due vincitori del 4 marzo, Movimento Cinque Stelle e Lega, non possono accusare che se stessi per il fallimento”.

La Repubblica sceglie di aprire la prima pagina con “Salta il governo Salvini-Di Maio. Il Quirinale sceglie Cottarelli. Conte lascia. M5S agita la piazza: “Impeachment per Mattarella”. Il capo del Carroccio: al voto coi grillini? Possibile” e anche qui troviamo in prima l’editoriale del direttore. “Sergio Mattarella ha impedito – scrive Mario Calabresi – che il governo del cambiamento diventasse il governo della spallata. Se il presidente avesse ceduto, piegandosi a ultimatum e minacce, e si fosse rimangiato la sua unica obiezione, sarebbe andato in pezzi l’equilibrio tra i poteri dello Stato. Non ci sarebbe stato più alcun argine alle forzature e all’arroganza.

Matteo Salvini voleva stravincere, piegare le Istituzioni, sull’onda di un consenso crescente nel Paese. In una sorta di delirio da campagna elettorale permanente ha cercato di usare la ruspa che prometteva ai campi rom per azzerare i poteri del Quirinale. Accarezzando l’idea che il prossimo giro elettorale possa essere un plebiscito (sia con la riedizione del centrodestra sia con l’alleanza elettorale populista con il M5S che farebbe il pieno di collegi) Salvini ha alzato la posta arrivando a rifiutare come ministro dell’Economia il suo vice Giorgetti”.

La furia contro il capo dello Stato

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“C’è Cottarelli, furia Lega-M5S contro Mattarella”: è il titolo della Stampa di prima pagina e sempre in prima l’editoriale dell’ex direttore Marcello Sorgi spiega come sia pericoloso il cammino intrapreso: “Va detto subito chiaramente: è una sfida molto pericolosa, ai limiti dell’irresponsabilità, quella lanciata ieri da Meloni e Di Maio (e alla quale, è prevedibile, si assocerà anche Salvini), minacciando l’impeachment del Presidente della Repubblica, che ieri s’è rifiutato di firmare il decreto di nomina a ministro dell’Economia del professor Savona (…) A questo punto è difficile fare una previsione.

Avendo la maggioranza in Parlamento, Salvini, Di Maio e Meloni sono in grado di impedire la partenza di qualsiasi altro governo (…) La campagna che si prepara – è bene saperlo – sarà spaventosa. Le minacce al Presidente che ha difeso il suo ruolo istituzionale e la Costituzione sono solo l’assaggio di quel che accadrà. L’Italia rischia di precipitare in poche settimane lungo la china che aveva risalito a fatica negli ultimi anni, tornando a votare in un clima da si salvi chi può”.

Che il clima sia davvero pessimo, lo rivelano anche le parole che Salvini usa nell’intervista a Marco Cremonesi sul Corriere della Sera: “Qualcuno ha parlato di una manifestazione leghista di protesta a Roma. Ci sarà? «Non lo so, ma una cosa certa c’è: ho il telefono strapieno dei messaggi di sindaci, avvocati, medici che mi invitano a farlo. Tutta gente sconcertata per quello che è accaduto. Però, voglio ragionarci a mente fredda, ci vuole calma. Però, questo è senz’altro un attacco alla democrazia che non mi sarei mai aspettato. Ora ci dicano la data per le elezioni o andiamo a Roma»”.

Anche Libero dà conto delle parole di Salvini sulla ‘piazza’: “In serata, a Spoleto, ha poi ribadito: «Sono incazzato. Adesso sbollisco la rabbia e intanto cerco di calmare la gente che vorrebbe scendere in piazza»”.
Lorenzo Fontana, vice presidente leghista alla Camera, nelle pagine del Messaggero, insiste sul popolo che non riconosce più le istituzioni: “La gente ora si sente tradita. Avrebbe voluto che questo governo partisse. C’è un popolo che non si riconosce più nelle istituzioni. La democrazia è basata sulla sovranità nazionale. Cerchiamo di gettare acqua sul fuoco, però ripeto niente scherzi…”.

Sotto accusa

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Lasciamo al Fatto Quotidiano il racconto di come si sia arrivati a ipotizzare la messa sotto accusa del presidente Mattarella: “Che ci si arrivi è difficile, ma ormai se ne parla: la messa in stato d’accusa del presidente della Repubblica è sul tavolo. Giorgia Meloni lo dice apertamente ancor prima del discorso di Sergio Mattarella: “Se questo veto fosse confermato sarebbe evidente che il presidente Mattarella è troppo influenzato dagli interessi delle nazioni straniere e dunque FdI chiederà al Parlamento la sua messa in stato d’accusa per alto tradimento”.

Sembrava una boutade, ma dopo il discorso “politico” del capo dello Stato anche dal Movimento 5 Stelle arriva la minaccia dell’impeachment: l’Ansa batte la notizia che anche dentro il M5S si valuta l’ impeachment di Mattarella. Un deputato dell’area dura come Carlo Sibilia lo scrive su Twitter: “Non esiste mandare nel caos il paese per fini ideologici. Credo sia arrivato il momento per #impeachment a #Mattarella. È una strada obbligata”.

D’accordo il senatore Elio Lannutti. Dentro l’universo grillino, infatti, si dà per certo che Mattarella abbia ceduto alle pressioni delle cancellerie europee sul nome di Paolo Savona e in generale sull’atteggiamento del governo nei confronti dell’Ue. Alle 22, dopo qualche incertezza, arriva Luigi Di Maio: “Se andiamo al voto e vinciamo poi torniamo al Colle e ci dicono che non possiamo andare al governo. Per questo dico che bisogna mettere in Stato di accusa il Presidente. Bisogna parlamentarizzare tutto anche per evitare reazioni della popolazione”. Di Maio, insomma, evoca possibili disordini”.

Quali sono le opinioni dei commentatori a proposito della richiesta di impeachment? Sul Corriere della Sera, Virginia Piccolillo intervista Massimo Luciani: “La situazione – spiega il costituzionalista – è molto complessa. Ma sarebbe opportuno rimuovere ogni equivoco possibile sulla legittimità dell’azione e delle scelte del presidente della Repubblica (…) Non ci sono i presupposti per la violazione dell’articolo 90 (…) perché il presidente Mattarella ha esercitato i suoi poteri costituzionali”.

Il medesimo parere lo riscontriamo nelle parole dell’ex presidente dell’alta corte Ugo De Siervo, intervistato sulla Stampa, a pagina 3: “M5S e FdI chiedono l’impeachment per Mattarella… «E un’intimidazione, è l’unica spiegazione tecnica che si può dare. In realtà Mattarella ha esercitato più che correttamente, anche se in una situazione difficile, una facoltà che la Costituzione dà al Presidente della Repubblica. Reagire così, sinceramente, è sconcertante se non anche un po’ scandaloso».

Sempre sulla Stampa, nella stessa pagina, il commento di Ugo Magri e una previsione su come potrebbe andare a finire: “Ha detto no, e no è stato. A costo di sopportare tutti gli improperi e le minacce di cacciarlo che Salvini e Di Maio gli stanno rovesciando addosso. Avevano creduto che Mattarella fosse «a disposizione», dimenticando di avere davanti un uomo cui la mafia ha ucciso il fratello.(…) Il presunto attentato alla Costituzione, per cui adesso Di Maio e Meloni (ma non il più furbo Salvini) vorrebbero «impicciarlo», sul Colle provoca indifferenza. (…) a giudicare sarebbe la stessa Corte costituzionale (…) gli darebbero una medaglia per aver difeso la suprema Carta. Probabilità che l’assalto riesca, pari a zero”.

Il piano leghista per far fallire tutto e tornare al voto

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Col vento in poppa nei sondaggi, non è difficile immaginare quali grilli abbia per la testa Salvini. È il retroscena descritto da Alessandro Trocino a pagina 8 del Corriere della Sera: “Ci ha provato in ogni modo Luigi Di Maio, a frenare la corsa verso il burrone. Ha cercato disperatamente di convincere Paolo Savona a fare una retromarcia decisa sull’euro. Ha discusso e alzato la voce con Matteo Salvini, che sospettava da tempo volesse tornare alle urne. Ha cercato di convincere il leader leghista e il capo dello Stato e ha estratto dal cilindro ipotesi di spacchettamenti e nuovi nomi per affiancare o spostare Savona.

Ma non c’è stato nulla da fare e la rabbia che mostra nel video su Facebook è impastata di delusione e incredulità. Ma anche esacerbata ad arte. Perché Di Maio sa bene che ora sarà campagna elettorale permanente. E la sua delusione è rivolta anche contro Salvini, che non ha accettato le soluzioni proposte (tra gli altri Giancarlo Giorgetti al posto di Savona)”.

Non a caso sulle pagine di Repubblica, Claudio Tito scrive di “un’Opa leghista sui 5 Stelle” e spiega: “Il Movimento 5Stelle è stato “salvinizzato”. Il prodotto finale di questa lunghissima crisi istituzionale è la subalternità del “grillismo” al leghismo. (…) Ecco il paradosso: il 32 per cento dei grillini viene di fatto ibernato dal 17 per cento dei leghisti. La “salvinizzazione” inizia in quel momento. Anche perché molti dei rappresentanti pentastellati vivono questa legislatura come prima e ultima occasione. “Ora o mai più”, ripetono da ottanta giorni. Sono convinti che alla guida del Paese possono andarci solo in queste circostanze. Non solo. Di Maio avverte il fiato sul collo di Alessandro di Battista che dall’esterno non manca di lanciare i suoi missili”.

PD compatto difende il presidente della Repubblica

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“II primo a intervenire – annota Daria Gorodisky a pagina 13 del Corriere della Sera – ieri sera dopo la dichiarazione di Sergio Mattarella, è stato il presidente del Consiglio uscente, Paolo Gentiloni: «Nervi saldi e solidarietà al presidente Mattarella. Ora dobbiamo salvare il nostro grande Paese». Nel Pd pochi tifavano per il fallimento del tentativo di formare un governo M5S-Lega: allontanare l’ipotesi di nuove elezioni avrebbe lasciato il tempo di provare a ricostruire. Ma, di fronte a quanto avvenuto, la linea comune è di schierarsi a fianco del Quirinale”.

Sulle pagine di Giorno-Nazione-Carlino questo il resoconto delle posizioni PD: “Durissimo il segretario reggente del Pd, Maurizio Martina: «Lega e Cinque Stelle stanno utilizzando parole inaudite e minacce senza precedenti. Se andranno avanti di questo passo, siamo pronti alla mobilitazione a difesa della democrazia e delle nostre istituzioni». (…) Rafforza la reazione dem un comunicato allargato dell’intero gruppo transitorio di comando: «Dopo 80 giorni – scrivono lo stesso Martina, Matteo Orfini, Lorenzo Guerini, Andrea Marcucci, Graziano Delrio – i presunti e autoproclamati vincitori delle elezioni, invece di ammettere il loro fallimento, attaccano il Presidente della Repubblica che ha semplicemente applicato la Costituzione.

E evidente che si tratta di una infima scusa per evitare di assumersi le proprie responsabilità. Anzi sorge il sospetto che la vera intenzione fosse fin dall’inizio di non prendersi il compito di formare un governo. Aprono un conflitto istituzionale senza precedenti ,per nascondere le loro debolezze. (…) La chiosa è dell’ex segretario e premier Matteo Renzi: «Vergognoso Di Maio in diretta tv telefonica da Fazio dopo non aver mai accettato un confronto pubblico. Vecchio stile Salvini che dopo troppe promesse non voleva governare e ha fatto saltare tutto con l’alibi di un ministro. Ma minacciare Mattarella è indegno. Sulle istituzioni non si scherza».