Quando arriva la notizia di un calo della disoccupazione è sempre una bella notizia. Qualunque sia alla guida del Paese c’è da gioire se sempre più trovano lavoro. Ci sono però dei ma. Perché l’analisi dei dati deve essere completa. A maggio secondo i dati diffusi dall’Istat sono 67mila gli occupati in più rispetto ad aprile.
Maggio è sempre un mese positivo per l’occupazione, perché è il mese in cui vengono programmate le assunzioni per gli stagionali, coloro che lavoreranno nelle strutture turistiche, enogastronomiche e tutte le attività collegate all’estate. Infatti oltre la metà di nuovi ingressi siano lavoratori autonomi (partite Iva) e contratti a termine. Dato che fa capire come gli stagionali abbiano contribuito a portar su il numero di occupati. Nessuna accusa, è una cosa che succede ogni anno. Ci sono poi numerose deroghe al decreto dignità operate attraverso la contrattazione (in primis quella di prossimità ex articolo 8 della manovra Sacconi). Alla fine su 67mila occupati in più, 40mila sono precari.
Dunque si è scesi sotto la soglia del 10% di disoccupati (a maggio il 9,9%) e come dicevamo è una buona notizia, una delle poche in quest’ultimo anno che ha visto la nostra economia crollare. Se prendiamo i primi 5 mesi del 2019 poi, vediamo che gli occupati sono aumentati di poco meno di 100mila unità e oltre la metà sono contratti precari.
Arrivano dati negativi sulla nostra economia da Confindustria che sottolinea come le sue condizioni siano “rimaste deboli nel secondo trimestre” e si profila un “andamento negativo per la produzione industriale, attesa in calo di 0,7%, nonostante un modesto recupero in maggio-giugno”, spiega il Centro studi di Confindustria, sottolineando che è “penalizzata da tassi sovrani alti solo nel nostro Paese” e che l’export è “moderatamente positivo, gli investimenti in flessione e i consumi non accelerano”.
E poi c’è il dato che allarma Confindustria, vale a dire quello dei tassi: “Sono alti solo in Italia, mentre negli altri Paesi dell’Eurozona i rendimenti stanno scendendo molto di più e sono ai minimi storici. Tale deviazione dell’Italia dal trend dei tassi riflette le carenze nella programmazione di una politica economica credibile, in grado di dare fiducia a investitori, lavoratori e imprese. La competitività delle aziende italiane ne soffre”.
Per il Pd è Antonio Misiani a commentare i dati che se pur positivi non devono essere accolti da trionfalismi, come invece sono stati accolti da Di Maio: “I dati sull’occupazione diffusi dall’Istat non sono male – sostiene Misiani – ma il vicepremier Di Maio sta facendo di tutto per peggiorarli, con la disastrosa gestione dei dossier Ilva, Alitalia e Atlantia e l’assenza dai 158 tavoli di crisi aperti con 300mila posti di lavoro a rischio. Il boom della cassa integrazione straordinaria e la permanente debolezza della congiuntura economica evidenziata oggi dal Centro studi di Confindustria rendono del tutto fuori luogo ogni trionfalismo. I lavoratori e gli imprenditori italiani non sanno che farsene dei proclami propagandistici sui social. L’unica cosa di cui hanno bisogno è una reale presenza del governo sui problemi concreti del Paese”.